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La festa di Ognissanti, conosciuta anche come
Festa
di Tutti i Santi,
è una ricorrenza che celebra in un unico giorno la gloria e l'onore di tutti i
Santi, anche quelli non canonizzati.
Ognissanti è altresì una espressione cristiana utilizzata per invocare tutti
i santi e
martiri del Paradiso anche quelli non noti.
La festa cattolica cade il 1º
novembre di
ogni anno, seguita il giorno seguente,
2 novembredalla
Commemorazione dei Defunti detta anche
giorno
dei morti,
ed è una festività precettata che prevedeva molti anni da una veglia e un'ottava
nel obsoleto calendario
pre-conciliare.
La festa di Tutti i Santi celebrata anche dalla Chiesa
Ortodossa d'Oriente
viene celebrata la domenica successiva alla Pentecoste e quindi in
chiusura del ciclo pasquale.
Le commemorazioni
dei martiri,
cominciarono ad esser
celebrate nel IV secolo.
Le prime tracce di una celebrazione generale invece fanno riferimento ad
Antiochia,
alla Domenica che seguiva la Pentecoste.
La data della festività fu spostata al 1º
novembre in
maniera che coincidesse con il Samhain,
antica festa celtica del nuovo anno, dopo le richieste dei monaci irlandesi.
Papa Gregorio III scelse questa data come anniversario della consacrazione
di una cappella a San Pietro alle reliquie "degli
apostoli e di tutti i santi e martiri defunti in tutto il mondo".
Ai tempi di Carlo Magno, la festività di Ognissanti era celebrata diffusamente.
Attualmente il giorno della festa
di Ognissanti,
è tradizione ricorrente far visita ai propri defunti,
portando loro un fiore, tradizionalmente un crisantemo, a volte girando più
cimiteri o camposanti,
e l'occasione per tirare a lucido le tombe ed i loculi dei propri morti, o per
dire una preghiera di fronte alle bare dei propri cari.
Tradizionalmente l'orario
dei cimiteri per
la festa di tutti i Santi è molto amplio con aperture straordinarie
in modo da consentire a tutti di fare una visita o portare un fiore ai
propri cari, recitando un rosario
o una preghiera nelle cappelle dei cimiteri o in chiesa o parrocchia.
Ma il ponte
dei morti,
è divenuta ormai anche una festa pagana, inizia già
la notte del 31
ottobre (notte
di halloween)
con feste nei locali e nelle discoteche,
con migliaia di ragazzi che approfittando della chiusura delle scuole,
fanno l'alba partecipando alle manifestazioni della notte
delle streghe.
Ma il primo
novembre è
anche un occasione di festa in cui molti
paesi e località organizzano feste, sagre,
degustazioni, fiere, mostre e concerti per
trascorrere in allegria qualche giorno
di festa.
A che serve dunque la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a
che questa stessa nostra solennità? Perché ad essi gli onori di questa stessa
terra quando, secondo la promessa del Figlio, il Padre celeste li onora? A che
dunque i nostri encomi per essi? I santi non hanno bisogno dei nostri onori e
nulla viene a loro dal nostro culto. E' chiaro che, quando ne veneriamo la
memoria, facciamo i nostri interessi, non i loro.
Per parte mia devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da
grandi desideri.
Il primo desiderio, che la memoria dei santi o suscita o stimola maggiormente in
noi, è quello di godere della loro tanto dolce compagnia e di meritare di essere
concittadini e familiari degli spiriti beati, di trovarci insieme all'assemblea
dei patriarchi, alle schiere dei profeti, al senato degli apostoli, agli
eserciti numerosi dei martiri, alla comunità dei confessori, ai cori delle
vergini, di essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi.
Ci attende la primitiva comunità dei cristiani, e noi ce ne disinteresseremo? I
santi desiderano di averci con loro e noi e ce ne mostreremo indifferenti? I
giusti ci aspettano, e noi non ce ne prenderemo cura? No, fratelli, destiamoci
dalla nostra deplorevole apatia. Risorgiamo con Cristo, ricerchiamo le cose di
lassù, quelle gustiamo. Sentiamo il desiderio di coloro che ci desiderano,
affrettiamoci verso coloro che ci aspettano, anticipano con i voti dell'anima la
condizione di coloro che ci attendono. Non soltanto dobbiamo desiderare la
compagnia dei santi, ma anche di possederne la felicità. Mentre dunque bramiamo
di stare insieme a loro, stimoliamo nel nostro cuore l'aspirazione più intensa a
condividerne la gloria. Questa bramosia non è certo disdicevole, perché una tale
fame di gloria è tutt'altro che pericolosa.
Vi è un secondo desiderio che viene suscitato in noi dalla commemorazione dei
santi, ed è quello che Cristo, nostra vita, si mostri anche a noi come a loro, e
noi pure facciamo con lui la nostra apparizione nella gloria. Frattanto il
nostro capo si presenta a noi non come è ora in cielo, ma nella forma che ha
voluto assumere per noi qui in terra. Lo vediamo quindi non coronato di gloria,
ma circondato dalle spine dei nostri peccati.
Si vergogni perciò ogni membro di far sfoggio di ricercatezza sotto un capo
coronato di spine. Comprenda che le sue eleganze non gli fanno onore, ma lo
espongono al ridicolo.
Giungerà il momento della venuta di Cristo, quando non si annunzierà più la sua
morte. Allora sapremo che anche noi siamo morti e che la nostra vita è nascosta
con lui in Dio.
Allora Cristo apparirà come capo glorioso e con lui brilleranno le membra
glorificate. Allora trasformerà il nostri corpo umiliato, rendendolo simile alla
gloria del capo, che è lui stesso.
Nutriamo dunque liberamente la brama della gloria. Ne abbiamo ogni diritto. Ma
perché la speranza di una felicità così incomparabile abbia a diventare realtà,
ci è necessario il soccorso dei santi. Sollecitiamolo premurosamente. Così, per
loro intercessione, arriveremo là dove da soli non potremmo mai pensare di
giungere.
Leggi l'omelia del Vescovo Cesare Nosiglia durante la celebrazione in Duomo:
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