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COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
Ogni anno il calendario ci ripropone delle ricorrenze che vengono celebrate (per
motivi differenti)
con gioia o con tristezza. C'è né una in particolare (forse la sola) che viene
ricordata generalmente
con solennità e con tanta tristezza, quella del 2
Novembre, la Commemorazione dei defunti,
ed è facile capire perché viene ricordata con tanta mestizia.
Questa particolare
"commemorazione" - come tutte le altre - ha un suo preciso "rituale" che - in
questo caso -
è incentrato particolarmente nell'andare al cimitero per "visitare" una persona
cara, deporre dei fiori sulla tomba ed eventualmente nell'assistere
a un rito religioso sperando che "il caro estinto" ne tragga "qualche
beneficio".
Ma da quello che la Bibbia afferma, dopo la morte si può solo "raccogliere"
il frutto della propria "seminagione", quindi nessuno
dopo la morte può cambiare,
modificare o migliorare il proprio stato dinanzi a Dio,
neanche con delle accorate suppliche (vedi Lu.
16:19-31) né tanto meno noi vivi possiamo
trarre benefici dai morti in quanto Dio
non vuole (Isaia
8:19).
La morte: un mistero
La morte resta per l’uomo un mistero profondo. Un mistero che anche i non
credenti circondano di rispetto.
Essere cristiani cambia qualcosa nel modo di considerare la morte e di
affrontarla? Qual è l’atteggiamento del cristiano di fronte alla domanda, che la
morte pone continuamente, sul senso ultimo dell’esistenza umana?
La risposta si trova nella profondità della nostra fede. La morte per il
cristiano non è il risultato di un gioco tragico e ineluttabile da affrontare
con freddezza e cinismo. La morte del cristiano si colloca nel solco della morte
di Cristo: è un calice amaro da bere fino in fondo perché frutto del peccato; ma
è pure volontà amorosa del Padre, che ci aspetta al di là della soglia a braccia
aperte: una morte che è una vittoria vestita di sconfitta; una morte che è
essenzialmente non-morte: vita, gloria, risurrezione.
Come tutto questo avvenga di preciso non lo possiamo sapere. Non è dell’uomo
misurare l’immensità delle promesse e del dono di Dio. Il commiato dei fedeli è
accompagnato dalla celebrazione eucaristica che è ricordo della morte di Gesù in
croce e pegno della sua risurrezione. Uno dei prefazi rivela un accento di umana
soavità e di divina certezza: «In
Cristo rifulge a noi la speranza delta beata risurrezione, e se ci rattrista la
certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura. Ai
tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si
distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione
eterna nel cielo».
A faccia a faccia con Cristo
La morte del cristiano non è un momento al termine del suo cammino terreno, un
punto avulso dal resto detta vita. La vita terrena è preparazione a quella
celeste, stiamo in essa come bambini nel seno materno: la nostra vita terrena è
un periodo di formazione, di lotte, di prime scelte. Con la morte l’uomo si
trova di fronte a tutto ciò che costituisce l’oggetto delle sue aspirazioni più
profonde: si troverà di fronte a Cristo e sarà la scelta definitiva, costruita
con tutte le scelte parziali di questa vita.
Cristo ci attende con le braccia aperte: l’uomo che sceglie di porsi contro
Cristo, sarà tormentato in eterno dal ricordo di quello stesso amore che ha
rifiutato. L’uomo che si decide per Cristo troverà in quell’amore la gioia piena
e definitiva.
«L’eterno riposo dona loro, o Signore»
Possiamo fare qualcosa per i defunti?
Essi non sono lontani da noi: appartengono tutti alla comunità degli uomini e
alla Chiesa, sia quelli che sono morti nell’abbraccio di Dio, come pure tutti
coloro dei quali solo il Signore ha conosciuto la fede.
La preghiera per i defunti è una tradizione della Chiesa. In ogni persona
infatti, anche se morta in Stato di grazia, può sussistere tanta imperfezione,
tanto da purificare dell’antico egoismo! Tutto questo avviene nella morte.
Morire significa morire al male. E’ il battesimo di morte con Cristo, nel quale
trova compimento il battesimo d’acqua. Questa morte vista dall’altro lato — così
crede la Chiesa — può essere una purificazione, il definitivo e totale ritorno
alla luce di Dio.
Quanto tempo durerà? Non siamo in grado di determinare né tempo né luogo né
come. Ma, partendo dal nostro punto di vista umano, c’è un tempo durante il
quale noi consideriamo qualcuno come «trapassato» e
lo aiutiamo con la nostra preghiera.
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